Se ti capita di entrare in alcuni negozi del lusso, come Dolce & Gabbana o Louis Vuitton, o nelle hall di diversi hotel a cinque stelle, come il Four Seasons a New York, prova ad alzare lo sguardo in alto. Molto probabilmente vedrai un grande, abbagliante lampadario, unico nel suo genere, in cui ogni pezzo di vetro viene soffiato a bocca sull'isola di Murano, proprio come è stato fatto per più di 700 anni. Potresti trovarti proprio sotto uno stesso lampadario in cristallo di Murano che compare, ad esempio, nei dipinti di Tintoretto e Tiziano, Caravaggio e Giorgione. E forse, davanti a tutta questa bellezza, potresti chiederti come avviene il processo di creazione di un lampadario di Murano, e da dove nasca tutta questa maestria artigiana. Qui ti diamo qualche notizia in proposito.
La lavorazione del vetro comincia seguendo le antiche ricette di famiglia
Il processo di lavorazione di un lampadario di Murano moderno, ma anche antico, inizia con le ricette segrete che si tramandano di famiglia in famiglia dei da generazioni. In ogni famiglia c'è poi qualche differenza di lavorazione, ma in generale funziona nel modo che vedremo ora. Si comincia dalla “partia”, come vengono chiamate le ricette (Partia è gergo veneziano per “partita”, o quantità di merci, che in questo caso è sabbia). Ogni partia è composta da quantità variabili di sabbia, ossidi, sali minerali e polvere: ogni settimana, dalle 3 alle 4 tonnellate di questi materiali arrivano su chiatte che hanno attraversato la laguna. Le fornaci bruciano, come hanno sempre fatto, raggiungendo un picco di 1.400 gradi Celsius durante la notte per mantenere la partia fusa e priva di bolle. I soffiatori di vetro, che si allenano fino a venti anni per padroneggiare la loro arte, soffiano ancora con la bocca in lunghi tubi per creare palloncini di vetro viscoso. I palloncini poi vengono manipolati fino a trasformarsi in uno dei migliaia di pezzi che vanno a creare un lampadario. Le aziende che si occupano di vetro di Murano producono, ricordiamolo, anche oggetti d'arte in vetro, vasi e bicchieri.
Le ultime fasi della lavorazione
I passaggi successivi richiedono la finezza degli artigiani, che fino a qualche tempo fa erano quasi tutti uomini (pochissime donne hanno lavorato nella soffiatura del vetro nel corso dei secoli, poiché il lavoro era considerato troppo faticoso). I maestri vetrai, comunque, utilizzano un vero e proprio arsenale di strumenti, anche antichi, tra cui pinze, cesoie e modelli, per creare un pezzo. I forni di raffreddamento rendono il pezzo pronto per essere rifinito a mano e nei vari reparti gli operai levigano, lucidano, puliscono, assemblano, imballano e spediscono il prodotto finito, quando si tratta di grandi aziende. In altri casi, tutti questi processi avvengono sempre in termini di artigianato a conduzione familiare.
Come vengono realizzate le singole tecniche artistiche
Ancora oggi sono diverse le tecniche che si sono mantenute nella lavorazione da parte dei fabbricanti di lampadari in vetro di Murano che risalgono a secoli fa. Per dirne una: il vetro a ghiaccio veniva utilizzato già nel 1570, quando veniva citato in una pianta di Venezia. La superficie craquelé si ottiene immergendo nell'acqua il vetro caldo, ancora attaccato alla pipa del soffiatore di vetro. La tecnica a rugiada, invece, con minuscoli frammenti attaccati al vetro per conferirgli l'aspetto di gocce di rugiada, fu inventata da Ercole Barovier nel 1938. Per ottenere questo vetro, la superficie viene ricoperta da tanti pezzi di vetro fuso ricotto, simili a piccoli gocce di rugiada e a volte vengono aggiunte foglie d'oro per abbellire l'oggetto. E per ottenere una finitura corteccia? In questo caso il vetro soffiato viene delicatamente adagiato in uno stampo in legno di pero o in ghisa, che conferisce alla superficie dell'oggetto l'aspetto della corteccia d'albero.
14/05/2023